Il numero 6. Ciò che siamo è scritto bene in vista sulla nostra testa

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 La Numerologia Tantrica è un’antica numerologia sacra che affonda le radici nello yoga tantrico ed è stata portata in Occidente da Yogi Bhajan. Uno strumento per capire qual è il significato del nostro passaggio sulla terra, trovare coordinate che via via ci aiutano a ritrovare la nostra strada, ricevere un orientamento sul nostro personale processo evolutivo: da un lato la relazione con la nostra Anima, dall’altro la sua manifestazione cosciente nella relazione con gli altri e con l’ambiente intorno. Ci soffermiamo sul numero 6. Nahdah questo anno soffia la sua sesta candelina e partiamo da qui per dare nuovi possibili stimoli di approfondimento. Pensare a un numero e ai suoi significati, non significa stare sotto schemi fissi e immobili, ma anche considerare l’interazione di tutti i numeri che si relazionano tra loro caricandosi di significati molteplici. 6 come Sesto Chakra. Il nostro terzo occhio dove si incontrano i tre canali energetici principali, Ida, Pingala e Shushmana, dove si va oltre il duale della nostra attività mentale, dove c’è la possibilità di andare in profondità e muoverci in mondi sottili. Regno delle Proiezioni in cui si gettano avanti i semi dei progetti mantenendo le motivazioni per raggiungere la piena realizzazione. Non lasciarsi confondere dalle polarità, ma “leggere tra le righe” di un dualismo e dinamismo che sono alla base della nostra vita. 6 come Sesto Corpo. Un’aureola luminosa collegata al sistema nervoso e al centro del cuore. Un fascio intorno alla testa che propaga luce bianca. Un arco che va da un lobo all’altro delle orecchie. Nella donna anche un secondo che va da un seno all’altro, a indicare grazia e protezione materna, soprattutto per i primi tre anni di vita del suo bambino. 6 come Intuizione. L’intuito serve come protezione nella nostra vita, per affrontare lo stress e non chiudere il cuore. La stazione ricevente del nostro collegamento a Dio. “L’intelligenza deve fluire attraverso i chakra con la supervisione dell’intuizione. Si tratta di una scienza semplice, grazie alla quale avrai successo nella vita” YB. Il corpo è progettato spiritualmente per ricevere la parola del divino, ma il problema è che non riusciamo a tenere il cervello “sotto controllo” e non riusciamo a non sentire il flusso ininterrotto di chiacchiere che confondono e deprimono. C’è solo da restare calmi, entrare dentro e trovare l’anima. 6 come Protezione. Questo sguardo autentico rivolto all’interno che non se la racconta, umile e paziente, ci fa comunicare con la nostra anima e questa comunicazione diretta ci protegge. Naturalmente dobbiamo però confidare nella forza mentale, nella capacità meditativa e nel nostro intuito. 6 come Proiezione. La capacità di essere concentrati, attenti e di meditare giunge all’esterno senza troppe complessità. Ciò che siamo e pensiamo diventa la vera proiezione e la nostra radianza. Pensiero e Proiezione si equivalgono. Questo guardare dentro in modo autentico fa sì che noi risplenderemo automaticamente. Il destino si realizza se la volontà interna è in armonia con la proiezione esterna. 6 come Giustizia. La virtù associata al sesto corpo sottile. Essere “giusto” significa mantenere integrità, rettitudine, combattere mantenendo una sana bilancia interiore. Una virtù incarnata da Guru Har Gobind (1595-1644), il sesto Guru della tradizione Sikh. Ispirato dal martirio del padre Guru Arjan (il quinto Guru) in difesa del propria fede, Guru Har Gobind riformò la comunità Sikh, prima dedita esclusivamente a scopi spirituali, rendendola un gruppo di coraggiosi santi-soldati, capaci di salvaguardare i diritti propri e altrui di fronte alle ingiustizie. Il giorno in cui divenne Guru scelse di attribuirsi due spade: una a simboleggiare il potere temporale, “Miri”, e l’altra quello spirituale, “Piri”; una per colpire gli oppressori e l’altra per proteggere gli innocenti. Sempre più volontari furono ispirati a unirsi a lui guidati dalla sua grande forza, dalla sua integrità morale e spirituale. Sotto la sua guida, gli insegnamenti Sikh continuarono a diffondersi e la comunità dei devoti continuò a crescere. 6 come Santo Soldato. Per una vita prospera e felice, è necessario avere il coraggio di un soldato che parte centrato per la sua battaglia e il col cuore aperto alla preghiera. Un binomio perfetto per gestire e curarsi di tutto, per riuscire a vivere le mille sfaccettature necessarie in questa vita. Per guardare dentro e fuori e accogliere la luce dall’esterno e quella interiore. Risplendere e far risplendere, combattere dando il cuore al nemico. Sempre a pensare e la testa si riempie, ma non solo lei. I nostri pensieri sono energia che si muove, viaggia e fluttua intorno a noi. Pensando, viene proiettata la mente e questa forma energetica influenza l’ambiente. Si può colpire o essere colpiti positivamente o in maniera negativa da un pensiero di qualcun altro. Si può essere indeboliti oppure rafforzati, rinvigoriti. Possiamo sentirci vulnerabili captando negatività o raggiungere un equilibrio rafforzando l’attività psichica e mantenendo la nostra prospettiva. Ci leghiamo troppo in questa vita a Maya, all’illusione, alle persone, alle cose materiali, a tutto ciò che è così passeggero e che viene e che va. Questo non è equilibrio, ma fluttuare in balìa di tutta questa “realtà”. Il nostro obiettivo potrebbe consistere nell’ ”essere presenti“, portare un messaggio di verità che parte dall‘ascolto e dall’amore per noi stessi. Abbiamo tanti strumenti per essere questo cambiamento. La meditazione e il kundalini yoga possono aiutarci ad aprire certe porte, perché il segreto è solo entrare dentro. Insomma, ciò che siamo è scritto bene in vista sulla nostra testa, ciò che vogliamo portare e lasciare in questo nostro breve viaggio sulla terra. Se ne siamo consapevoli il gioco è ben più divertente. Bibliografia – Kundalini Yoga. Lo yoga per risvegliare, potenziare e dirigere l’energia vitale. Darryl O’Keeffe. Edizioni red! – Aradhana. Il passaggio dal Risveglio verso la realizzazione. Sadhana Singh. Le Vie del Dharma. – L’insegnante dell’Era dell’Acquario. Corso di Formazione Internazionale del KRI per insegnanti di Kundalini Yoga come insegnato da Yogi Bhajan.

Sadhana

“Una volta una persona disse riguardo alla sadhana: “Dopo aver fatto la sadhana, non vi dovrebbe capitare niente”. Io dissi: “No. Quando ha luogo la sadhana, dovrebbe accadervi di tutto e dovreste uscirne vincitori, vittoriosi!”. Ecco cosa vi dona la sadhana. Non vi dà una garanzia scritta da Dio. Colui il quale pratica la sadhana si costruisce una personalità molto forte, può conquistare tutto! Ecco perché faccio la mia sadhana. L’ho fatta per anni. La faccio anche adesso. Alcuni mi chiedono: “Tu sei un Maestro, perché fai la sadhana?”. Io rispondo “Per rimanere un Maestro!”.  (Yogi Bhajan)   Yogi Bhajan ha parlato a lungo della Sadhana (pratica spirituale quotidiana): solo nella Library of Teachings, che racchiude buona parte dei suoi insegnamenti, questa parola viene nominata 894 volte. Perché la Sadhana è così importante? Perché ci viene raccomandato di alzarci due ore e mezza prima dell’alba, possibilmente facendo una doccia fredda, e sederci in meditazione, ripetendo le stesse cose ancora e ancora? Alzarsi per la Sadhana al mattino è un atto totalmente egoistico – per la forza personale, per l’intuizione personale, per l’acutezza personale, per la disciplina personale, e in generale per l’assoluta prosperità personale. (Yogi Bhajan, 14 maggio 1989) La Sadhana è una pratica di autodisciplina che ci permette di esprimere l’Infinito nel sé. Si tratta di un momento giornaliero che serve a osservare gli schemi che ci allontanano dalla consapevolezza più alta e a trascenderli. La Sadhana è un’attività consapevole: scegliamo consapevolmente di alzarci, esercitare il corpo e meditare. Ogni giorno è diverso, ogni giorno noi siamo diversi – le cellule del corpo cambiano completamente ogni 72 ore -, ma scegliamo consapevolmente di mantenere una pratica costante e regolare. Nel Kundalini Yoga si suggerisce di praticare la Sadhana durante quelle che sono chiamate le “ore dell’ambrosia” (le due ore e mezza prima dell’alba), quando il sole è a un angolo di 60° rispetto alla Terra e le attività quotidiane sono ridotte e di minore impatto. Sviluppare una pratica di Sadhana regolare permette di prendere il controllo della vita. Impegnarsi ad ascoltare il proprio Sé superiore ogni mattina consente di ascoltare e seguire la propria Anima.   La Sadhana non è un miracolo Stiamo semplicemente dando la priorità alla nostra parte infinita prima di occuparci degli impegni quotidiani; stiamo parlando al nostro vero Sé con tutto l’amore possibile per elevarci e brillare in ogni situazione. Stiamo conquistando la nostra mente per liberarci di tante miserie, sfortune e problemi. Ci vogliono impegno e costanza per sviluppare una Sadhana quotidiana, è vero, e dobbiamo superare la tentazione di una bella dormita. Dobbiamo mettere in secondo piano la fatica e magari rivedere alcuni ritmi della giornata per permetterci di praticare con continuità; ma ci stiamo facendo un regalo prezioso. La Sadhana è solo per noi, è la nostra vittoria sul tempo, sullo spazio e su noi stessi. Facciamo il primo passo, e rendiamoci disponibili a vedere dove ci porta.   La pratica secondo le indicazioni di Yogi Bhajan 3.00 – 3.15: svegliarsi e prepararsi per la Sadhana, preferibilmente facendo una doccia fredda e indossando comodi abiti di cotone; 3.45 – 4.20: recitare il Jap Ji 4.00 – 4.45: vibrare l’Adi Mantra e praticare un kriya di 25/45 minuti 4.45 – 5.00: rilassamento profondo 5.00 – 6.00: vibrare i mantra dell’Era dell’acquario per 62 minuti 6.00 – 6.15: momento di contemplazione 6.15 – 6.30: lettura dell’Hukam del Siri Guru Granth Sahib (opzionale)   Prossime date Sabato 18 giugno ore 5.30 La pratica consiste in una lezione di Kundalini Yoga (1 ora circa) a cui segue la vibrazione dei mantra dell’Era dell’Acquario (62 minuti). Per informazioni: 338 305 9488 (Luisa Param Kiret Kaur)     Le informazioni contenute in questo sito fanno riferimento ad antichissime tradizioni yogiche. La pratica dello Yoga e delle altre Discipline Olistiche non è da intendersi come un consiglio medico né come sostituto delle terapie mediche o psicologiche, laddove ve ne fosse bisogno. Prima di avvicinarti alla pratica e ai corsi, ti consigliamo di consultare il tuo medico di fiducia, per valutare se le attività che proponiamo sono appropriate per la tua condizione di salute generale.  

Perché meditare?

Qualunque risposta possiamo darti, non sarà mai paragonabile al farne esperienza diretta, a provare tu stesso cosa significa e come ti fa sentire. Certo, ci sono tradizioni millenarie che ti raccontano che meditare fa bene, e studi che ne hanno provato l’efficacia anche scientifica. Eppure, l’idea di sederti sul tappetino e dedicarti al silenzio o a un mantra resta una tua decisione. La meditazione è un fatto molto personale, un viaggio unico e originale, che ti porterà a contattare la tua essenza più intima. Chi ti guida può darti qualche strumento per il cammino, ma solo tu decidi se intraprenderlo. Meditazione: un primo spunto Osserva la parola. Meditare deriva dal verbo latino meditari, forma frequentativa/iterativa di mederi, che vuol dire curare. Già qui c’è qualcosa di interessante: questa forma verbale indica un’azione accentuata, che si ripete. Poi, la Treccani ci dice che il termine può essere avvicinato nel significato al verbo greco μελετάω, cioè riflettere o curarsi di qualcosa. La Garzanti precisa che in origine la parola meditare significava esercitarsi, poi è passata l’accezione di riflettere. Che cosa ti colpisce? Che quasi sempre ci riferiamo alla meditazione come a un processo mentale, a una riflessione ponderata e attenta: attraverso l’uso delle nostre facoltà intellettive, troveremo quello che stiamo cercando. E invece, se andiamo all’origine, scopriamo due cose interessanti. La prima: meditare significa curarsi, e quindi è una forma di autoguarigione. La seconda: il processo meditativo non è istantaneo, ma implica azioni che si ripetono. Pensalo come un allenamento, o meglio un addestramento che andrà avanti per tutta la tua vita, diventando sempre più raffinato e preciso. E avrà questo obiettivo: domare i pensieri, e mettere la mente al servizio del tuo vero Sé.   “Come il fabbro raddrizza una freccia, così il saggio governa i suoi pensieri, per loro natura instabili, irrequieti e difficili da controllare. I pensieri fremono e si dibattono per sfuggire alla morte come pesci tolti alla loro dimora liquida e gettati sulla terraferma. La padronanza della propria mente, ribelle, capricciosa e vagabonda, è la via verso la felicità. Il saggio osserva continuamente i propri pensieri, che sono sottili, elusivi ed erranti. Questa è la via verso la felicità. Pensieri, incorporei ed erranti, vagano lontano. Raccoglili nella caverna del cuore e liberati dalla schiavitù del desiderio e della morte. Come può una mente agitata comprendere la legge eterna? Se la serenità della mente è turbata, la saggezza non può manifestarsi. Il risvegliato, colui la cui mente è serena e ha trasceso il dilemma del bene e del male, è libero da ogni timore. Questo tuo corpo è fragile come un vaso di coccio. Fai della tua mente una fortezza e combatti le tentazioni con l’arma della saggezza. Ben presto questo corpo giacerà sulla terra, privo di coscienza, inutile come un ceppo bruciato. Nessuno, neppure il tuo peggior nemico può nuocerti quanto una mente indisciplinata. Ma una mente disciplinata è un’alleata preziosa. Nessuno, né tua madre, né tuo padre, né i tuoi amici, può esserti di altrettanto aiuto.” (Dhammapada, Cap. III, 33-43). La ricerca del Sé è una, le vie sono molte Il vero scopo della meditazione, intesa come via spirituale, è quello di fare esperienza della tua essenza più vera e autentica. Meditare non significa relazionarsi a un problema per cercare di risolverlo, ma connettersi alla Coscienza Universale. Nel corso dei secoli, questo obiettivo ultimo è rimasto, ma i sentieri per arrivarci si sono moltiplicati. In scuole e tradizioni diverse si insegnano tutt’ora tipi diversi di Meditazione. Nel Kundalini Yoga, la Meditazione è un lavoro interiore di pulizia del subconscio. Immagina un luogo tanto profondo quanto sconosciuto, in cui risiedono immagini, parole, ricordi, desideri… Qui è archiviato tutto quanto, sia quello che hai imparato crescendo che quanto ti è stato donato dai genitori. Qui c’è l’impronta di ogni tuo pensiero, considerazione, giudizio, affermazione interiore. Meditare significa prendersi cura di questo bagaglio e provare a riorganizzarne i contenuti, con l’obiettivo di raggiungere l’Essenza e vivere una vita più felice e prospera. Gli strumenti principali che hai a disposizione sono: Il Pranayama, che è una faccenda abbastanza complessa: qui te ne diamo solo un breve cenno. Osservando il respiro, la mente si calma. Esercitandoti con schemi di respiro specifici, puoi allontanarti sempre di più dalle abitudini e dagli schemi (anche intellettivi) che ti vengono così naturali. E che, però, non sono Te. La vibrazione di Mantra, che è capace di portarti in uno stato meditativo molto velocemente. Questo succede perché il suono è in grado di cambiare la tua percezione, di trasformarti in maniera profonda. Nel Kundalini Yoga non si tratta propriamente di cantare delle canzoni, ma di connettersi alla corrente sonora (naad), e di darle spazio dentro di noi, farla vibrare e risuonare. Non canti per qualcuno fuori che ti ascolta, ma ti connetti per trovare la dimensione della vibrazione dentro di te. Le posture (asana) e precise posizioni delle mani (mudra). Non si medita soltanto stando in posizione semplice e abbandonando tutto il resto del tuo corpo. Esistono forme meditative in cui il movimento o la postura sono centrali. Prima di cominciare A questo punto ti sarà capitato di pensare due o tre cosette. Per esempio: c’è così tanto da fare, non troverò mai il tempo, e comunque non ci sono portato.  Bene, queste sono resistenze, e ce ne sono di ogni genere. Sono comuni a tutti, anche a chi insegna ormai da anni. Alla mente non piace meditare, i pensieri non sono molto inclini a farsi domare. E, sinceramente, il frastuono delle informazioni e la continua richiesta di performance veloci ed efficienti di certo non aiutano ad andare in una certa direzione. Ma si può fare: la Meditazione è per tutti. Certo, qualcuno ci sarà più portato per carattere o atteggiamento, ma qui non ci sono barriere all’ingresso. Se deciderai di iniziare, ricorda questo: non farti troppe domande, non ti preoccupare. Lascia che la Meditazione sia, che accada in te. Il movimento del corpo e quello del respiro, il punto di equilibrio nella posizione facile

La mente e il Kundalini Yoga

Yoga Kundalini Mente

La vostra mente è in continuo movimento. Non possiede di per sé né una base né una realtà fondamentale. Senza alcuno sforzo da parte vostra, produce pensieri di ogni tipo. Per fermare i giochini emotivi e gli intrighi mentali, è necessario darle una direzione. Per essere veramente felici dovete sviluppare un atteggiamento di vita coerente, così da eccellere al di sopra del tempo e dello spazio, utilizzando la mente alla frequenza della vostra anima. (Yogi Bhajan) Difficile a credersi, ma non sei ciò che pensi. La tua identità non è i ricordi, le immagini, i desideri, i concetti che abitano la tua mente: infatti, a riprova che tutto ciò è separato da te, puoi osservarne il fluire, puoi renderla “oggetto” della tua investigazione. In effetti, neppure esiste una mente cosciente unitaria, ma una Negativa, una Positiva, una Neutra. E d’altra parte, nemmeno i pensieri sono ciò che credi: difficilmente li avrai paragonati a una scultura di grande qualità, soffermandoti sulla sua forma, struttura e dimensione. Dunque, se niente è come sembra, bisogna distruggere la mente, buttarla via, far finta che non esista? Proprio no: scopo dello Yoga è rendere la mente alleata e amica, padroneggiarla. Questo articolo ti aiuterà a conoscerla e ti darà i primi spunti per iniziare a farlo. Indice Studi e vigili sulla mente o sei troppo impegnato a usarla? Da tenere a mente: le menti sono molteplici Il pensiero che fa traboccare il vaso Come pulire e addestrare la mente secondo il Kundalini Yoga   Studi e vigili sulla tua mente o sei troppo impegnato a usarla? La seconda probabilmente, come la maggior parte di noi. Da più parti si compiono studi, si creano mappe, si mettono a punto tecnologie sempre migliori per analizzare l’attività neuronale, ma in fin dei conti l’esperienza umana di gran lunga più comune della mente – fin dalla sua “riattivazione” quando ti alzi la mattina, se vogliamo – è una cacofonia. «La mente è rumorosa. Gli yogi dicono che rilascia un migliaio di pensieri a ogni battito di ciglia. Ci sono sensazioni, emozioni, pensieri, impressioni sensoriali, conversazioni interiori, ricordi, fantasie, intuizioni, impressioni psichiche e altro ancora». Troppa confusione? Proviamo a ricondurre la mente a quattro caratteristiche di base: Funziona in modo automatico e con una tale velocità da porsi oltre le categorie dello spazio e del tempo. Essa è capace di inondare di pensieri, sia voluti che non. Non riesce a funzionare se non muovendosi in continuazione. Questo flusso ininterrotto di pensieri, simile alle onde del mare che si formano lontano, è abitato soprattutto dalle persone e dai luoghi a cui siamo più legati. Ricerca i contrasti e le opposizioni, e tende a mostrarci tutto per polarità, ad esempio positivo/negativo, buono/cattivo. Essa è materiale tanto quanto il corpo, ma più sottile: paragonata all’acqua, la mente è come il vapore. Essa possiede un flusso, un metabolismo e una struttura propri. Nei testi si legge: «La mente di per sé non si ferma. Ecco perché un “punto di immobilità” è uno degli strumenti indispensabili per guardare nella mente. È qui che si rendono necessarie le tecniche specifiche come la meditazione, i mantra e il controllo del respiro». Prima di far questo, però, è bene conoscere la differenza fra le menti coscienti o funzionali. Da tenere a mente: le menti sono molteplici Se è vero che i flussi di pensieri, le elucubrazioni, e tutto ciò che ci attraversa la mente tende a organizzarsi per opposizioni, ti suonerà familiare l’esistenza di una Mente Negativa, una Mente Positiva e una Mente Neutra o Meditativa. Alla prima devi la percezione dei pericoli e delle situazioni o decisioni dannose: è la prima a manifestarsi, perché segue una sorta di istinto di sopravvivenza. È lei a fare domande del tipo: cosa non va? Come posso proteggermi? Attenzione, però, a non farla diventare la padrona assoluta della tua vita! Alla seconda appartengono le rivelazioni su ciò che di vantaggioso si può ottenere da una certa circostanza: la Mente Positiva è attiva, invita a correre rischi in favore di piacere e soddisfazioni. Tende a mettere in luce le risorse che hai affinché tu possa fare ciò che desideri. All’ultima fanno capo la maggior coscienza, il miglior buon senso per prendere davvero una decisione. Se arrivi a utilizzare in modo corretto la Mente Neutra, puoi fidarti della direzione che ti indica: sarà libera dalle paure e dalle insicurezze ma anche dal puro desiderio di avere un’utilità, ottenere un guadagno. La Mente Neutra o Meditativa tiene in considerazioni i fattori positivi e quelli negativi, ma senza perdere di vista il vero obiettivo, quello che rispecchia il sé più elevato. Leggendo potrebbe capitarti di riconoscere una propensione all’una o all’altra. Infatti, nella singola persona c’è sempre una mente più forte delle altre: qualche volta i pensieri finiscono intrappolati nella Mente Negativa, altre volte attraversano quella positiva e si espandono senza sottostare a un’ulteriore e neutra valutazione. Se tutte e tre le menti sono forti e in «equilibrio co-eguale», la mente si dice illuminata e in grado di «riflettere l’unicità dell’anima». Il pensiero che fa traboccare il vaso In tanti libri di psicologia, la mente cosciente – la “trinità” di cui hai appena letto – è raffigurata come la punta di un iceberg. E anche in uno dei testi di introduzione al Kundalini Yoga si usa la stessa metafora, precisando che la gran parte di ciò che ti motiva a livello profondo risiede nella mente subconscia: si tratta di un’area molto grande, che non solo è incapace di distinguere fantasie e fatti, ma tende anche ad accettare senza giudicare qualunque cosa riceva. L’autrice parla di «credulità del subconscio»: esso crede a tutto, e ogni credenza tende a manifestarsi nel corpo. Immagini cosa può succedere se nel subconscio si trovano insicurezze, paure, comportamenti autodistruttivi? Il dato da ricordare è che in questa parte sommersa di iceberg finiscono tutti i pensieri e le sensazioni: se la maggior parte della gente ha flussi di pensieri ed emozioni che derivano da desideri non soddisfatti, tutti questi si riverseranno lì. 

Chakra: cosa sono, quanti sono, e una lettura attraverso il Kundalini Yoga

Sette_Chakra

Chakra: quando ne hai sentito parlare per la prima volta? Forse si tratta di molto tempo fa, forse non lo ricordi neppure. D’altra parte la loro origine è antichissima: sono legati alla tradizione yogica, sì, ma per la precisione si trovano delle linee guida per la loro attivazione già nelle Shandilya e Cudamini Upanishad del 500 a.C. – gli Upanishad sono un insieme di testi religiosi e filosofici indiani, scritti in sanscrito. La parola chakra significa ruota o vortice ed è, appunto, una parola sanscrita. I chakra sono definibili come turbini o centri energetici, centri di coscienza o consapevolezza. Si trovano nel corpo umano, ma non è opportuno localizzarli o pensarli in modo concreto, anatomico. Secondo l’Atlante dei Chakra, essi «si irradiano in diverse aree del corpo a seconda delle rispettiva posizione, influenzano le funzioni organiche, la circolazione, l’attività ormonale, nonché le emozioni e i pensieri, trasformando così l’energia cosmica vitale (prana) che scorre incessantemente all’interno del corpo umano». Ma quanti sono esattamente? Che cosa indicano? Chakra: i sette principali e… Gli altri 88.000 (!) Nella tradizione yogica, esistono sette centri energetici principali: ciascuno è associato a una gran varietà di aspetti, tra cui un colore, un mantra, una zona corrispondente, un tema centrale, una ghiandola, degli aspetti interiori e dei disturbi. Questi disturbi possono indicare che il chakra non “funziona bene”, cioè non è sviluppato in modo armonico, non vibra liberamente. Sahasrara, settimo chakra: chiamato chakra della corona, esso è legato alla ghiandola pineale e si trova sulla sommità del cranio. È rappresentato dai colori bianco e violetto, e ha a che fare con la forza spirituale, la visione interiore e il legame con l’universo. Ecco che enfatizza aspetti interiori quali la fede, la propensione allo spirituale e l’introspezione, ma anche il disinteresse per la vita terrena, la superstizione e la vita ritirata.  Tra i disturbi fisici che possono esservi associati ci sono malattie croniche, nervose e mentali, la scarsa gioia di vivere, la fuga dalla realtà, la cupezza. Ajna, sesto chakra: il cosiddetto chakra della fronte è connesso all’ipofisi e di colore indaco. Gli corrisponde la zona leggermente sopra le sopracciglia, e ha a che fare con l’intuizione e la conoscenza spirituale. Gli aspetti interiori positivi riguardano l’energia creativa o guaritrice, l’illuminazione, l’apertura verso nuove idee; quelli negativi l’egoismo e la mancanza di responsabilità. Un cattivo funzionamento di Ajna può ritrovarsi in mal di testa, debolezza di vista e udito, malattie del sistema nervoso, oltre a disattenzione, paura, confusione interiore. Vishuddha, quinto chakra: questo centro energetico corrisponde alla gola ed è associato al colore azzurro e a tiroide e paratiroide. Vishuddha è legato alla comunicazione, al pensiero razionale e alla capacità di concentrarsi e apprendere. Può influire positivamente su aspetti quali la capacità e la sicurezza nel parlare, la molteplicità degli interessi e la capacità di discernimento, oppure enfatizzare l’intolleranza, la fuga dalla realtà, la brama di potere. I disturbi che possono accompagnarsi a un quinto chakra non armonico sono mal di gola, tonsillite, disturbi nell’area cervicale o alla tiroide, oltre a timidezza, confusione, incapacità di esprimersi e problemi del linguaggio. Anahata, quarto chakra: chiamato il chakra del cuore e localizzato nel centro del torace, Anahata è di colore verde e fa riferimento al timo. Anahata è legato all’amore, al calore umano, al perdono. Così, gli aspetti positivi su cui influisce possono essere l’amore per il prossimo, il senso del gruppo, la tolleranza e l’apertura, mentre i lati negativi hanno a che vedere con freddezza, amarezza e amor proprio. Tra i disturbi elencati dall’Atlante per questo chakra si trovano quelli cardiaci, polmonari e di pressione, a livello fisico, la freddezza di sentimenti, l’isolamento e l’ostilità a livello psichico. Manipura, terzo chakra: il chakra dell’ombelico fa riferimento al pancreas ed è legato alla coscienza di sé, alla spontaneità, all’empatia, alla capacità di imporsi. Di colore giallo, questo vortice rimanda ad aspetti positivi quali la sensibilità, la compassione e il desiderio, ma anche, dall’altro lato, all’insensibilità, l’autocommiserazione e la sete di potere. Alcuni disturbi riferibili a Manipura possono riguardare il fegato, lo stomaco e la digestione, nonché le problematiche del sonno e dell’alimentazione, le paure, gli incubi, l’ira e l’insicurezza. Svadhisthana, secondo chakra: anche noto come chakra sacrale, di colore arancione, fa riferimento all’area degli organi genitali e alla vitalità, all’energia guaritrice e alla facoltà riproduttiva. Tra i suoi aspetti interiori positivi si trovano la creatività, la passionalità, la consapevolezza del proprio corpo, e, viceversa, aggressività, ossessività, sensi di colpa e ansia della perdita.  Alcuni disturbi associati a Svadhisthana possono avere a che fare con il ciclo mestruale, i reni, le vie urinarie e la prostata, e sul lato psichico si possono presentare come debolezza, svogliatezza sessuale, dipendenza. Muladhara, primo chakra: il cosiddetto chakra radice, di colore rosso, è legato alla ghiandola surrenale e a quanto riguarda l’energia vitale, l’autoconservazione, la capacità di resistenza, il legame con la terra e la natura. Infatti, tra gli aspetti interiori positivi ci sono la forza vitale, la voglia di vivere, la fiducia e la tenacia; tra quelli negativi, l’egoismo e l’impulsività. Muladhara si trova in corrispondenza del coccige, nella parte bassa del bacino fra perineo e ano. Alcuni disturbi associati a questo chakra riguardano l’intestino, i dolori alla schiena, i disturbi alla vescica e ai reni, ma anche la debolezza, le fobie, la dipendenza dagli altri. Finita qua? Proprio no! Secondo l’Atlante dei Chakra, che riprende la tradizione yoga, esistono circa 88.000 vortici energetici disseminati nel corpo umano. In particolare, quelli che si trovano al centro della pianta dei piedi sono connessi a Muladhara e di colore rosso scuro: come si può intuire, sono legati alla base, al radicamento, al contatto con la terra e… Camminare con le scarpe ne diminuisce un po’ la carica. I chakra delle mani, invece, sono di colore turchese/verdazzurro e legati ai chakra del cuore, della gola e della fronte. Tra le attività che li attivano ci sono quelle artistiche, alcune danze ed esercizi; viceversa, se questi centri sono deboli potrebbe risentirne l’equilibrio fra il dare e

Lo Yoga per Bambini è una storia bellissima

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Tra Yoga per Bambini e racconto esiste un legame più profondo di quanto immaginiamo. Molto spesso, questo tipo di yoga viene percepito come semplice “adattamento” – o magari come rivisitazione un po’ eccentrica – della pratica riservata agli adulti. D’altra parte, tendiamo a sottovalutare l’importanza del narrare anche nella vita quotidiana, sia interiore che collettiva. In fin dei conti, si tratta di una cosa banale, no? Ecco qualche spunto per rivedere le nostre opinioni più comuni. Le storie ci piacciono perché ci somigliano Dai miti condivisi intorno al fuoco ai disegni sulle pareti di grotte, dalle peripezie familiari di qualche decennio fa alla favola letta prima di andare a dormire: non c’è dubbio, le storie ci appartengono e ci pervadono da sempre. Non solo: il pensiero narrativo, che organizza i fatti tramite rapporti di causa-effetto, collegamenti spazio-temporali ed elementi emotivi, ci aiuta a dare senso al mondo, a comunicare la nostra visione degli eventi, ad attingere alla nostra memoria, a dare un significato alle esperienze che viviamo. Tutto ciò ha un particolare valore nei primi anni di vita: neonati e bambini piccoli all’inizio imparano senza lezioni formali, mentre leggere e scrivere sono processi che vengono acquisiti in un secondo momento. Ad esempio, ne L’Albero dei Bambini leggiamo: «a tre anni lo sviluppo linguistico aumenta e con esso l’uso dei marcatori causali che scandiscono maggiormente la sequenza degli eventi. A quattro anni compaiono gli dei veri schemi narrativi ordinati in cui il bambino non solo colloca gli eventi, ma anche le marcature emotive corrispondenti. A 5 – 6 anni il pensiero narrativo raggiunge un traguardo fondamentale, cioè la capacità di costruire delle vere e proprie storie che seguono le tradizionali regole di strutturazione temporale e l’analisi della vita interiore dei personaggi come spiegazione delle azioni». Ecco che, in questo percorso di “crescita per racconti”, anche lo Yoga può avere un ruolo importante. Una favola yogica: il fiore di loto innamorato della luna Da più parti, anche nei libri dedicati allo Yoga per Bambini, leggiamo che fiabe, racconti e storie sviluppano l’intelligenza emotiva, aumentano la capacità di osservare ed essere empatici e pazienti. Per un bambino, immedesimarsi in ciò che viene raccontato significa trovarsi davanti a vari tipi di situazioni, imparare a interpretarle e a capire come superare le difficoltà che di volta in volta si presentano. Metafore, similitudini e immagini che popolano queste narrazioni, come ricorda Goleman, «si rivolgono direttamente alla mente emozionale, come fanno l’arte, i romanzi, i film, la poesia, il canto, il teatro, l’opera». Ma in concreto, che storie raccontiamo durante una lezione di Yoga per Bambini? Eccone una! C’era una volta un fiore di loto innamorato della Luna. Ogni notte guardava in alto verso il cielo in cerca della Luna splendente. Talvolta c’erano delle nuvole per cui si sentiva triste perché non poteva vederla. Un giorno il loto parlò al suo amico cigno, che viveva nello stesso stagno, e disse: “Come mi manca la mia cara Luna: tutto il giorno sono in attesa di vedere il suo viso, e mi manca così tanto”. Il cigno disse gentilmente: “Se tu ami veramente la Luna, potrai vedere il suo viso nel profondo del tuo cuore”. Il loto chiuse i suoi petali e guardò dentro di sé. Era così felice di vedere il volto della Luna sorridergli con affetto e sussurrò: “D’ora in poi non mi sentirò più solo perché so che la mia carissima Luna è sempre con me”. Proprio in quel momento apparve un bellissimo uccello del paradiso e disse: “Grazioso loto, ti porto un messaggio dalla Luna. Nonostante sembri così lontana, anche lei ti ama moltissimo. Se guardi dentro uno specchio d’acqua in una notte chiara, quando ogni cosa è immobile, vi vedrai riflesso il suo volto, così vicino a te”. Quella notte, il loto guardò nell’acqua e vide l’affettuoso viso della Luna, così vicino. Con gioia la baciò con i suoi petali profumati, quando improvvisamente non poté più vederla. Allora disse: “Deve essersi nascosta nel mio cuore. Certe volte la vedo alta in cielo, questa notte invece l’ho vista nell’acqua dello stagno: ama giocare a nascondino! Eppure, anche se non posso vederla, sento il suo amore nel mio cuore, nella mia mente ed i miei petali brillano quando la penso. Cara Luna, come sei bella!” Storie con le asana, storie per imparare e divertirsi Nella fiaba del fiore di loto innamorato della luna, che si trova nel libro di Didi A’ananda Paramita’, alcune parole possono essere riportate dai bambini in forma di asana (posizione) o attraverso mudra (gesti delle mani). Lo Yoga per Bambini secondo il metodo Balyayoga parla proprio di storie con le asana, utili appunto per memorizzare le posizioni in modo semplice e divertente, associandole a una struttura narrativa. Per prima cosa, i bambini ascoltano l’insegnante-narratore e cercano di capire il contenuto della storia. Poi, riprendendo il racconto da capo, sono invitati a riconoscere le varie posizioni e, infine, a eseguirle. Ogni storia con le asana del metodo Balyayoga segue regole precise, ed è pensata per «garantire la fluidità della sequenza di posizioni». Inoltre, non è troppo lunga e rispetta i tempi di esecuzione fra una asana e un’altra. Ascoltare e rivivere queste fiabe speciali, con il proprio corpo e in compagnia dei propri amici, rafforza il percorso di crescita, aiuta a gestire le emozioni e migliora il rapporto con gli altri. Tutto questo non può che avvenire in un ambiente sicuro e tranquillo: lo Yoga per Bambini apre sempre uno spazio rispettoso dei tempi dei più piccoli e libero da pregiudizi. Accompagniamo i piccoli allievi in un mondo di divertimento sereno, che ogni tanto si popola di oggetti familiari, musica e voci buffe, e lo facciamo godendoci il tempo speso insieme, la creatività condivisa e l’entusiasmo delle piccole e grandi scoperte di ogni giorno. Fonti e libri usati per scrivere questo articolo e per approfondire lo Yoga per Bambini: L’importanza dello storytelling per i bambini Yoga Magazine: il fiore di loto innamorato della Luna Didi A’nanda Paramita’, Lo Yoga dei Bambini. Educare

Mantra e Naad

Mantra Naad Kundalini Yoga

“Quando il linguaggio e il ritmo si fondono per instillare un pensiero a un livello più profondo, siamo di fronte a un mantra potente. È una parola sacra. È un uso speciale del linguaggio”. (The sacre science of Kundalini Yoga: the teachings of Yogi Bhajan, Ph.D., redatto da Gurucharan Singh Khalsa) Parole, musica, rumori: dalla sveglia al mattino all’ultima notifica WhatsApp prima di addormentarci, viviamo immersi nei suoni più disparati. Ad alcuni attribuiamo valore positivo, ad altri negativo. Come che sia, tutte queste vibrazioni ci circondano. Il Mantra Nella pratica del Kundalini Yoga, il suono viene usato in maniera scientifica per influenzare la coscienza, e ciò avviene attraverso i Mantra (unione delle parole man, cioè “mente”, e tra, cioè “accordare la vibrazione”). Shakti Parwha Kaur dice che il Mantra è «la corrente sonora che accorda e controlla la vibrazione mentale. È la” psiche direttiva”, una parola o parole, combinazioni di sillabe, che aiutano la concentrazione della mente». Alla base della pratica dei Mantra sta l’assunzione che tutta l’energia in cui siamo immersi sia vibrante: vibrano gli esseri viventi, vibrano gli oggetti inanimati, vibra l’intero universo, e anche i pensieri sono vibrazioni elettromagnetiche. Gli stati emotivi che chiamiamo felicità, tristezza e così via sono «frequenze vibratorie mentali». Ecco perché – scrive Shakti Parwha Kaur – quando si vibra un Mantra si compie la scelta di invocare un potere positivo, un beneficio, per esempio la prosperità o l’aumento dell’intuizione, che è contenuto in quelle sillabe particolari. Le domande più comuni Molto spesso ci viene chiesto perché non vibriamo i Mantra in italiano o in inglese, in modo da poter comprendere ciò che diciamo. Il punto è che non è importante capire il significato dei suoni. «Le affermazioni e i mantra in inglese (o in altre lingue) hanno effetto sulle nostre menti e sulle nostre emozioni, ma i cambiamenti più profondi nella nostra coscienza hanno luogo a un livello più profondo. Per fare l’esperienza dell’Infinito, è l’effettiva chimica del cervello che deve cambiare». In altre occasioni, possiamo pensare di aver bisogno di un mantra personale. A questo proposito, Yogi Bhajan ha detto che qualunque di essi ci influenza personalmente, e non appartiene ad altri che a chi lo sta vibrando. Infine, ci chiediamo in che lingua sono eseguiti i Mantra: si tratta del Gurbani, un linguaggio basato sulla scienza del Naad, che li rende particolarmente efficaci. Naad, l’essenza di tutto il suono Naad in sanscrito significa “risuonare, riverberare”, e si riferisce alle qualità più sottili del suono. Come spiega Siri Ram Kaur Khalsa, Naad si può tradurre anche come “corrente sonora”, intendendo ben più dell’insieme dei suoni che vengono prodotti dallo spostamento dell’aria. Gurucharan Singh Khalsa definisce Naad «il suono di base di tutti i linguaggi in tutte le ere. Questo suono proviene da una fonte comune chiamata corrente sonora. È il codice universale dietro il linguaggio e perciò dietro la comunicazione umana». Yogi Bhajan ne parla varie volte, e proprio in un suo articolo dedicato alla comunicazione accenna al Nād Yoga e ribadisce che le parole e i nād che cantiamo noi stessi sono in grado di cambiare «la chimica del siero della comunicazione». Il cambiamento, dice, non viene provocato da qualcosa che ci è stato iniettato da fuori, ma da quanto noi stessi iniettiamo dentro di noi. La 3HO Foundation, che conserva e diffonde gli insegnamenti del Maestro del Kundalini Yoga, ci racconta che Mantra e Naad sono connessi. A proposito del Naad Yoga, per esempio, riporta che si basa «sul fare esperienza di come le vibrazioni del suono influenzino corpo, mente e spirito attraverso il movimento di lingua e bocca, e i cambiamenti nella chimica cerebrale». Il fondamento scientifico dei Mantra e del Naad riguarda proprio gli 84 punti meridiani o punti di pressione che si trovano sul palato superiore. Shakti Parwha Kaur scrive che stimolandoli secondo una giusta sequenza si può aumentare la secrezione dell’ipotalamo e, così facendo, provocare «un cambiamento nella permutazione e combinazione delle vostre cellule cerebrali». La scienza del mantra ha davvero un grande potere. Vibrare per credere. P.s. La sillaba nād è contenuta anche nella parola Nahdah. In questo senso, il nome del Centro rimanda sia all’idea di rinascita ma anche a quella di suono nella sua essenza più profonda e universale.   Fonti: Shakti Parwa Kaur, Kundalini Yoga. Il fluire dell’energia infinita, YogaJap, Roma 2013 3HO Foundation, Naad Yoga e Mantra  (inglese) Y. Bhajan, Nad Yoga, in «Kundalini», Quaderni trimestrali di Kundalini Yoga, anno 2, numero 7, 1987 Per approfondire: 3HO Foundation, Insegnamenti di Yogi Bhajan, La scienza del Naad e Gurbani  (inglese) 3HO Foundation, Insegnamenti di Yogi Bhajan, Naad – Il suono che riverbera  (inglese) Sat Nam, la via dello yoga, Naad Yoga e il potere curativo del suono Le Vie del Dharma, Introduzione allo Yoga del Suono   Foto di Gerd Altmann da Pixabay   Le informazioni contenute in questo sito fanno riferimento ad antichissime tradizioni yogiche. La pratica dello Yoga e delle altre Discipline Olistiche non è da intendersi come un consiglio medico né come sostituto delle terapie mediche o psicologiche, laddove ve ne fosse bisogno. Prima di avvicinarti alla pratica e ai corsi, ti consigliamo di consultare il tuo medico di fiducia, per valutare se le attività che proponiamo sono appropriate per la tua condizione di salute generale.

Corsi e attività

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